Il 10 ed 11 maggio, a Coccaglio (BS), si è svolto un congresso dedicato alle novità in flebologia e nei trattamenti dei disturbi venosi.
“La malattia venosa cronica è una patologia molto frequente nella popolazione generale, e circa il 40% della popolazione adulta ne soffre. Dai dati epidemiologici emerge un quadro molto chiaro: la patologia è spesso sottovalutata o ridotta ad un mero problema estetico. Si tratta invece di una patologia complessa che da semplici inestetismi, passando attraverso dilatazioni e varicosità delle vene, può portare a ulcerazioni e tromboflebiti che possono innescare eventi gravi, anche letali.”
Così recita l’introduzione all’evento, riassumendo i motivi dell’incontro e gli obiettivi flebologici per il futuro. Il Centro Medico Ippocrate ha partecipato presentando le novità nell’approccio diagnostico al paziente flebologico, sperimentate e applicate su ogni soggetto che si presenta al centro.
La cosiddetta “visita flebologica” in realtà in ambienti moderni e qualificati prende il nome di “percorso diagnostico-terapeutico”, che prevede una serie di passaggi clinico-strumentali volti al conseguimento di una diagnosi molto precisa e conseguentemente l’impostazione di un protocollo terapeutico adeguato.
In prima istanza, una valutazione clinica dello stato della cute delle gambe e della condizione vascolare arteriosa periferica mediante misurazione dell’Indice Pressorio con doppler pulsato, unitamente alla saturazione di ossigeno con un semplice saturimetro.
Successivamente si passa ad un esame ecografico (>ecografia) del sistema venoso superficiale e profondo (nel 35% dei casi sono presenti infatti anomalie anatomiche del sistema venoso che devono essere inquadrate e classificate), simultaneamente si misurano gli spessori endoteliali arteriosi per definire una “età biologica” del sistema circolatorio, specchio della reale età biologica del soggetto.
Poi, si procede con uno studio emodinamico, noto come Eco color doppler o Duplex, esame volto a misurare i flussi verso il cuore e dal cuore alla periferia (reflussi), stabilirne entità, volume e sede anatomica. Si costruisce così una mappa emodinamica del singolo arto per decidere poi con i successivi passaggi la migliore strategia terapeutica.
L’esame ecografico ed eco color doppler non si limitano alla valutazione del solo sistema vascolare arterioso e venoso, ma anche alla valutazione della ghiandola tiroide, spesso coinvolta inaspettatamente in problemi di stasi venosa e/o flebolinfedema.
Rimangono da conoscere altre due importanti informazioni: la forza della pompa muscolare di drenaggio venoso, e la effettiva “capacitanza” del letto vascolare venoso: quanto sono sfiancate le pareti venose ed in quanto tempo il parco venoso si riempie dopo essere stato svuotato da opportuni esercizi attivando le pompe muscolari.
Per questo si usa la fotopletismografia, recentemente introdotta presso la Vein Clinic Ippocrate.
Infine, in caso si decidesse di intervenire con terapia sclerosante con schiume, è necessario sapere se il paziente è o meno portatore di forame ovale interatriale, (30% della popolazione) e quindi nella stessa seduta si esegue un esame doppler transcranico dinamico (con iniezione di microbolle di aria – esame assolutamente non invasivo) per determinare il rischio in corso di eventuale scleroterapia.
In caso di familiarità per trombosi o flebiti, o nel caso il paziente si presentasse con fatti trombotici pregressi o in atto, è importante conoscerne l’assetto genetico della coagulazione. Oggi mediante test sul DNA di saliva e strofinamento della mucosa orale mediante semplici tamponi, presso di noi è possibile eseguire in tempo reale lo studio genetico da 4 fino a 18 marcatori genetici di trombofilia.