La cura / Uno speciale trattamento indolore a base di ultrasuoni e che non lascia cicatrici /
Sarà un’esclusiva italiana Sonovein, il macchinario mini invasivo che permette la cura delle vene varicose. Entrerà in funzione a novembre a Parma, nel centro Ippocrate diretto dal professor Paolo Casoni. Si tratta di un metodo nuovo, rivoluzionario rispetto a ogni trattamento di flebologia attualmente utilizzato per trattare le vene varicose.
Il trattamento nasce per la cura dei tumori benigni della mammella e della tiroide, in un secondo momento si è pensato di utilizzarlo anche in flebologia perché l’obiettivo è quello di andare sempre più verso la conservazione delle vene importanti, abbandonando le tecniche di distruzione ora in uso. Il tutto, senza iniettare i farmaci e senza andare in sala operatoria.
Il macchinario utilizza la tecnica degli ultrasuoni esattamente come le macchine ecografiche, ma a differenza di questi mette a fuoco il punto che deve trattare e lì concentra l’energia, scendendo in profondità anche di due o tre centimetri sotto pelle attraverso onde ad alta energia. Un trattamento mini invasivo, che non ha bisogno di cateteri o accessi venosi e che soprattutto non lascia cicatrici. Della durata di appena venti minuti, dopo i quali si può subito tornare a casa.
Questa esclusiva terapia, tuttavia, non potrà essere fatta a tutti. Ci sarà una selezione in base al fatto che non tutte le vene varicose sono uguali, ma il buon 70% dei pazienti potrà sicuramente essere trattato, tra cui anziani, soggetti con ulcere o pluriallergici.
“Il capitolo nei libri di medicina dedicato a questa tecnica deve essere ancora scritto – dice il professor Casoni – e noi del centro Ippocrate siamo pronti a scriverlo”. Soltanto qui, infatti, in Italia ci si potrà curare così le vene varicose, senza la necessità di eliminare la vena safena con tutte le conseguenze post operatorie che ne derivano. I “reclutamenti” dei pazienti, invece, avverranno a Milano, Brescia, Salerno e in Liguria.
(da Il Resto del Carlino del 29/7/2021)