Alla luce delle recenti scoperte su quanto la salute dell’uomo possa dipendere da elementi che fino a pochi anni fa erano considerati appartenenti a sole patologie d’organo (intestino o cuore o cervello separatamente), oggi si può affermare che l’interazione di ogni stipite cellulare, sia esso del sistema nervoso centrale, del cuore, del polmone o che regoli il sistema immunitario, va intesa come un entità complessa ed interagente, dove in modo sorprendente si è visto che uno dei direttori d’orchestra sono i germi che abitano nel nostro intestino, di molto superiori in numero alle cellule che compongono il nostro organismo.
Ruoli importanti
La popolazione di microrganismi che colonizzano il nostro intestino si chiama microbiota; esso influenza la regolazione della digestione, del metabolismo, sintetizzando vitamine e rilasciando molecole che contribuiscono al benessere intestinale, ma ha anche altri importanti ruoli, come cooperare con il sistema immunitario, assumendo capacità di guidare l’organismo verso un sistema protettivo da microbi patogeni e sostanze tossiche; inoltre è stato individuato che i metaboliti prodotti dai batteri intestinali intervengono sul sistema nervoso centrale, inclusa la regolazione dell’umore, dello stress e del senso di sazietà, conquistandosi l’appellativo di «secondo cervello», agendo anche sullo stato psicologico, contribuendo a coordinare l’as – se ipotalamo-ipofisi-surrene.
Equilibrio interno
Man mano che si accumulano prove sulla importanza di questi germi per la salute umana, cresce esponenzialmente il desiderio di stimolarne con integratori la quota parte attiva e benefica. Prima sono arrivati i probiotici, batteri vivi utili all’intestino, poi i prebiotici, ovvero alimenti particolarmente cari allo sviluppo ed alla salute del microbiota; recentemente a questo gruppo si aggiungono oggi i postbiotici, batteri morti che si collocherebbero in modo più efficace nel regolare e mantenere uno stato di «eubiosi» e quindi di equilibrio all’interno del nostro intestino: il nuovo teatro origine di molti disturbi.
«Dato che i primi, pre e probiotici non hanno convinto negli anni per le variabili e non sempre uniformate risposte cliniche – afferma il professore Colin Hill, microbiologo della Università di Cork – i postbioici stanno invece suscitando interesse sempre crescente per i benefici clinici sulla pelle, sui muscoli e soprattutto sulla cura di molti disturbi della sfera intestinale ».
Come spiega Harriet Schelekens, scienziata della stessa Università irlandese, «i centomila miliardi tra batteri, virus e funghi che abitano il nostro intestino collaborano in modo sorprendente a regolare immunità, livello di energia, tono dell’umore, fino a regolare assetti ormonali comprendenti insulina, leptina ma anche estrogeni e progesterone».
Questo patrimonio microbico è tuttavia sensibile e facilmente soffre abitudini alimentari sbilanciate, come terapie antibiotiche protratte od uso improprio e prolungato di farmaci.
Si pensi che una settimana di terapia antibiotica può alterare il microbiota per un periodo di 6 mesi. Ecco che sono arrivati in soccorso i probiotici, i così detti «fermenti lattici», atti a favorire un ripristino più rapido della popolazione batterica amica, sui banchi delle farmacie da decenni, al punto che il valore dell’industria dei probiotici, in costante crescita, ha raggiunto nel 2021 il 60 miliardi di dollari.
I cugini prebiotici, integratori alimento buono per i nostri batteri, pur con qualche evidenza scientifica che testimonia l’utilità nel regolare l’assun – zione di cibo o mantenere una buona densità ossea, non hanno convinto le comunità scientifiche al 100%; questo per la grande variabilità di risposte e di interazioni.
Ecco che compaiono i postbiotici, in buona sostanza microbi morti, più utili di quanto si possa immaginare, ricchi in enzimi, vitamine, acidi grassi a catena corta e polisaccaridi, come afferma Tim Spector del King’s College di Londra. Gli acidi grassi a catena corta, ad esempio, cioè i metaboliti prodotti dal nostro microbiota quando si consumano fibre particolari, come l’inulina dei porri, delle banane e degli asparagi, si identificano principalmente nell’acido butirrico, un toccasana per sistema immunitario e per dominare le allergie o per mantenere una parete intestinale priva di infiammazione, come suggerisce il professor Feleszko, immunologo pediatra di Varsavia, pioniere nella descrizione di come integratori contenenti butirrato come postbiotico possono addirittura curare malattie come la colite ulcerosa od altre forme infiammatorie intestinali se somministrate come clisteri.
Si sono aperte strade di ricerca nuove, ad esempio un altro promettente tra questi è l’equo – lo, che si produce quando si assume soia; simile nella struttura chimica agli estrogeni, alcuni studi lo vedono come potenziale protettore contro il tumore al seno, oppure nel regolare i fastidiosi sintomi menopausali.
Ricerche innovatrici
Le ricerche in campo oncologico a questo proposito stanno avanzando, ad esempio è stato evidenziato che i prodotti si scarto di certi lactobacilli intestinali possono innescare la morte di alcune cellule tumorali, aggiungendo sempre più interesse all’argomento.
Ma non è solo la cellula tumorale l’unico bersaglio, bensì la cellula che invecchia. Prendiamo ad esempio l’Urolitina A, una sostanza prodotta dai nostri amici microbi quando ci si nutra di noci, fragole o melograni; si ipotizza che essa rappresenti un potente aiuto per la vita dei mitocondri, gli organelli che danno energia alle nostre cellule e che drasticamente ci abbandonano con il passare degli anni.
Questi innovativi aspetti aprono nuovi scenari sulla possibilità di intervenire stimolando particolari effetti del microbiota, sia con l’alimentazione e sia con appositi integratori. Infatti come afferma Nicola Longo «…il comune denominatore della alimentazione di luoghi con i più alto numero di soggetti longevi è rappresentato dai frutti a guscio, vegetali, cereali e legumi; praticamente senza cibi processati o raffinati».
Pregi e difetti
In alcuni studi clinici della azienda svizzera Amazentis sono emerse evidenze che l’integrazione con Urolitina od altri post biotici possa migliorare le performance di persone anziane (forza, resistenza e tono dell’umore). L’unico difetto al momento di queste sostanze è il costo, ancora molto alto, che ne limita la diffusione. Patrice Cani, ricercatrice della Università di Lovanio in Belgio, ha dimostrato in uno studio su 32 soggetti diabetici obesi, che integrare la dieta con ceppi di batteri morti di Akkermansia muciniphila, si riattiva una sensibilità all’insulina, si abbassano i livelli del colesterolo nel sangue, e si perde peso, dati non ottenuti dal gruppo controllo che assumeva placebo. Speranze e nuovi orizzonti solo in parte smorzati da Gregor Reid, professore emerito alla Western University in Ontario, che sottolinea «la necessità di studi clinici di alta qualità e non guidati dalla industria», e che «ci vorrà tempo per offrire alla popolazione postbiotici certamente efficaci e dal costo contenuto».
La dieta
Per ora infatti, conclude Reid, la strada più sicura resta quella della dieta, ricca di fibre, intese come verdure di ogni tipo, cereali e legumi, includendo i derivati della soia, la frutta rossa, ed evitare prodotti elaborati e soprattutto gli zuccheri semplici, il vero killer del 3° millennio. È anche opinione condivisa che inserire nella dieta prodotti fermentati naturalmente come yogurt, kefir, miso e kombucha, una bevanda ricavata dal the, così come ogni cibo fermentato che naturalmente si arricchisce di probiotici e postbiotici.
«Mancano ancora molte evidenze – dice Harriet Shellekens – ma abbiamo capito che all’interno del nostro corpo alberga una fabbrica naturale dal potenziale immenso, che se accuratamente studiata e stimolata potrebbe nel futuro rappresentare davvero la strada per la salute, il benessere e la longevità».
da La Gazzetta di Parma del 1/3/2023