Hemorrhoid

Ho 70 anni ed una patologia emorroidaria da molti anni, ma recentemente il sanguinamento si è fatto cronico, e mi è stata proposta una chirurgia radicale in anestesia spinale. Non esistono altri metodi?

La malattia emorroidaria è frequente e può essere invalidante nel 4% dei casi, circa metà della popolazione, almeno una volta nella vita soffre o ha sofferto di disturbi legati alla presenza di emorroidi, ragade anale e patologie proctologiche di tipo non neoplastico. Corman ritiene che negli Stati Uniti circa la metà dei soggetti con più di 50 anni sia affetto da emorroidi sintomatiche, ed il picco di prevalenza è compreso tra 45 e 65 anni.

Le prime descrizioni della cura della malattia emorroidaria sono state rinvenute su papiri egizi e risalgono a circa 4000 anni or sono; “Emorroide” ha un etimologia greca [Haimorrois : da Haim(a)= sangue, e rhèò=scorrere], e fu coniato infatti, più di 2400 anni or sono da Ippocrate in riferimento ad un sanguinamento anale di tipo venoso. L’eziologia della malattia emorroidaria non è ancora ben definita. Probabilmente, come in molte altre patologie, esiste una corresponsabilità di più fattori: la stipsi, la prolungata stazione eretta, la gravidanza, l’ereditarietà, l’età avanzata nonché fattori socioeconomici legati alla povertà ed a una dieta povera di fibre.

Esistono diversi gradi della malattia emorroidaria, come afferma il Prof. Agus di Milano, precisamente 4, ed i primi due, “ovvero quando la patologia è lieve e solo raramente sintomatica, sono sufficienti misure dietetiche e comportamentali (dieta ricca di scorie, evitare alcolici, cioccolato, tè e cibi speziati), bere molta acqua e fare attività fisica regolarmente; mentre in caso di saltuarie riacutizzazioni è bene assumere integratori da banco come i bioflavoloidi a base di diosmina ed esperidina, utili a proteggere la parete venosa, sovente infiammata”. Ci sono poi forme più severe, laddove il sintomo dolore, associato sovente a senso di peso localizzato (tenesmo), prurito, bruciore e sanguinamento che meritano un trattamento più mirato ed aggressivo, soprattutto quando i primi rimedi non sono risultati sufficienti.

La storia della terapia della malattia emorroidaria ha radici molto antiche. La prima menzione conosciuta della patologia legata alle emorroidi risale a un papiro egiziano, che consiglia: “…Dovevi tu dare un unguento di grande protezione, le foglie di acacia, a terra, triturate e cotte insieme. Stese su una striscia di lino e poste nell’ano, così che si riprenda subito.”[ Nel 460 a.C., il famoso medico greco Ippocrate discute un trattamento analogo aggiungendo però con assoluta modernità la prima c.d. legatura: “Le emorroidi e in modo simile si possono trattare trafiggendole con un ago e legandole con del filo di lana…. sia messa poi una medicazione con fiori di Elleboro…”

Dovremo però attendere fino al 1937, quando i due chirurghi Inglesi Milligan e Morgan descrissero una tecnica di legatura all’origine del gavocciolo emorroidario, ponendo le basi di un intervento che prende il loro nome e che, probabilmente, è la tecnica operatoria ancora oggi più usata e validata al mondo per la cura radicale delle emorroidi.

Nel corso degli anni sono comunque nate, utilizzate e poi dimenticate, altre tecniche più o meno invasive, che avevano sempre lo scopo di “obliterare” o “rimuovere” l’origine oppure lo stesso gavocciolo emorroidario. La legatura elastica, una ripresa del primo metodo Ippocratico, ma più modernamente eseguito con particolari pinze, ha preceduto l’avvento del laser o della radiofrequenza, sistemi ad “erogazione di calore”, dedicati alla coagulazione della emorroide, che in realtà non hanno mai pienamente soddisfatto e completamente sostituito la chirurgia degli anni ‘40. Altri chirurghi hanno proposto un metodo completamente innovativo, non togliere le emorroidi, ma creare le condizioni perché ritornassero in sede, facendo come una “pessi”, banalmente come una “plastica del calale anale”.

E’ il Prof Longo che ha coniato e diffuso il suo metodo nei primi anni ‘90, tuttavia a tutt’oggi non sempre foriero di risultati duraturi e sempre legato alla sala operatoria, alla anestesia epidurale ed alla degenza. Altri specialisti in Turchia e Italia e poi in molti altri paesi hanno proposto un metodo ambulatoriale: la crioterapia selettiva, ovvero utilizzando il freddo invece del calore, questo ha trasformato finalmente l’intervento da ospedaliero ad ambulatoriale, unendo a volte la legatura elastica e vincolando la procedura ad una macchina che produce il freddo.

Da qualche anno è stata messa a punto una tecnica innovativa ed efficace, non invasiva: l’endosclerosi del tratto emorroidario, questa tecnica trae ispirazione proprio dal trattamento delle vene varicose, attraverso la tecnica con schiuma sclerosante, consiste nell’iniezione nel plesso emorroidario di un piccolo volume (2-4) di principio attivo sclerosante sotto forma di schiuma. Questa sostanza, a contatto con la parete del plesso emorroidario, provoca un’immediata retrazione con successiva risalita del plesso, e di conseguenza la progressiva sclerosi fino alla fibrosi dello stesso. L’iniezione viene praticata alla base del plesso in modo assolutamente indolore ed in regime ambulatoriale. La procedura dura circa 15 minuti ed il paziente può tornare subito al proprio domicilio. Il trattamento può essere ripetuto in periodi successivi per arrivare ad ottenere un risultato duraturo.

Sono molti i centri Italiani e stranieri che stanno adottando questa metodica, come hanno recentemente pubblicato i proctologi Portoghesi Fernandes e Fonseca: “Il trattamento delle emorroidi interne con schiuma di polidocanolo iniettato ad alte dosi è molto efficace e sicuro per il controllo della perdita di sangue e del prolasso, anche per i pazienti in trattamento anticoagulante / antipiastrinico.”

Riportando una casistica di oltre 2000 pazienti trattati con efficacia nel 98%. Negli USA nel settembre dello scorso anno si è concluso un trial clinico coinvolgente 65 centri colo-rettali dimostrando l’ efficacia della metodica nel 100% dei casi con sanguinamento, e comunque laddove non esistano patologie associate. Sicuramente un nuovo promettente metodo che non sostituirà la chirurgia radicale o conservativa, tuttavia in mani esperte potrà risolvere un gran numero di casi.